ESOTERICA - A cura di Attilio Mazza
Tutti i diritti riservati


Da questa settimana Esoterica ospita i contributi di Marcello Carraro, ricercatore spirituale che da anni indaga, attraverso letture e contatti, i problemi relativi alla realtà dello spirito che non si esaurisce nella conoscenza terrena ma prosegue in altre dimensioni in una evoluzione infinita.

INCONTRI XI

Spirito e Materia (II°)


di Marcello Carraro




II presente titolo di Incontri è la diretta continuazione del precedente, del quale sviluppa altre linee fondamentali e strettamente consequenziali, partendo dalle stesse premesse e dalle ultime argomentazioni che sono quelle della conoscenza della Materia da parte dello Spirito.
II cielo di conoscenza della Materia - della materialità -, da parte dello Spirito non è eterno, ma è una base irrinunciabile. Ben altra sarà la conoscenza della realtà "spirituale" che si svolgerà su piani inimmaginabili della Conoscenza.
Sulla base di queste, e di altre premesse, si può affermare che I'emanazione della Divinità ha contemplato per lo Spirito un vero e proprio Principio della materialità universale. In altri termini tale Principio e stato posto quale funzione fondamentale per assicurare allo Spirito la conoscenza del piano universale esterno ad esso. Su questa premessa si basa, infatti, anche la possibilità dell’incarnazione, la costituzione dell' Anima, e qualunque altro atto che lo Spirito compia per I'acquisizione e comprensione della materialità.
Evidentemente allo Spirito interessano gli elementi fondamentali della materialità e non le sue caratteristiche pratiche. Materialità e materia non sono chiaramente la stessa cosa; materialità, in questo caso, è la parte alternativa della spiritualità, il piano della realtà universale passiva, meccanico, trasformativo, eccetera, com’è stato emanato dalla Divinità.
Talché l'intelligenza "speculativa" dello Spirito deve operare una sintesi conoscitiva e di comprensione, e non certamente disperdersi nelle innumerevoli e quasi infinite diversità e caratteristiche della materia della realtà universale. Se così fosse lo Spirito non riuscirebbe mai a completare tale esperienza e a staccarsi dal piano incarnativo, o comunque dal contatto con la materia universale, qualunque essa sia. Il ciclo incarnativo, il samsara buddhista, in tal modo diverrebbe senza fine.
Le esperienze nella materia, pertanto, equivalgono in sé ad una serie di "esempi rappresentativi" del processo di conoscenza della materialità, ciò in maniera tale da comprenderne globalmente le basi costitutive, senza doverne necessariamente conoscere e percorrere minutamente tutte le innumerevoli varianti.
II processo incarnativo è assolutamente a senso unico, in una maniera che si potrebbe definire brutale, ma assolutamente logica e coerente. Lo Spirito "abita" il corpo, e il corpo serve come "mezzo" allo Spirito. Il corpo - in altri termini - viene sfruttato e utilizzato dallo Spirito e quando non serve più viene abbandonato nuovamente alla materia. In questo senso le credenze induiste sono molto vicine e concordanti con questa realtà.
La Bhagavad Gita descrive senza perifrasi questo processo, usando un esempio di una semplicità scarna se non sprezzante: «Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, cosi lo Spirito si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli vecchi e inutili» (Cap. 2, verso 22).
Che la materia, cioè il corpo umano, nel suo pensiero e coscienza, non riconosca pienamente lo Spirito come tale, dipende allora proprio dalla completa diversità dello Spirito, che per questo si sottrae al riconoscimento umano, e neppure è assoggettabile alla verifica scientifica. In altri termini appare logico che lo Spirito non veda alcuna ragione nello spiegare o coinvolgere il corpo come tale che, in qualunque modo si ponga la questione, è comunque una sua creazione, un suo strumento del tutto provvisorio e Imitato nel tempo. Ironicamente sarebbe come coinvolgere una sega la cui lama a un certo punto viene buttata via perche usurata ed inutile.
Lo Spirito procede, si evolve e concepisce non secondo categorie umane relative, bensì universali. Ed è per questo che il piano umano non ha valore; è assolutamente ininfluente sul piano universale. E questo "sottrarsi" al piano umano è una delle grandi questioni, forse tra le più dibattute dall'uomo da sempre. L'essere umano non riesce a ottenere questa prova indubitabile dello Spirito a causa dell'incapacità umana a dimostrarlo. Ma questa è anche una delle condizioni fondamentali dell'incarnazione: l'uomo le sue certezze le deve veramente conquistare con lo sforzo personale meditativo e speculativo; certezze così basilari e fondamentali devono essere frutto di uno sforzo individuale interiore e non gli possono essere regalate né concesse gratuitamente!
II riconoscimento dell'identità spirituale, dell'identità interna, non viene da un comportamento passivo e statico, di attesa e non di azione. Ma di questo fondamentale sforzo di avvicinamento e riconoscimento dello Spirito parleremo in altri Incontri.
Con l'augurio ad ognuno che voglia compiere questo sforzo.


(© copyright Marcello Carraro)

Per eventuali contatti: carraromarcello@yahoo.it