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Hubert Houben
Federico II

Il Mulino, 208 pagine, € 12,50


«Ben pochi sovrani medievali godono di una fama pari a quella dell'imperatore svevo Federico II (1194-1250). I castelli da lui costruiti nell'Italia meridionale, tra cui anzitutto Castel del Monte, impressionano ancora oggi i turisti. Nella cattedrale di Palermo, davanti all'imponente sarcofago di porfido che contiene le sue spoglie, vengono deposti fiori sia da tedeschi, per i quali Federico è uno degli ultimi rappresentanti dei loro gloriosi imperatori medievali, sia da italiani che considerano il figlio di Costanza di Sicilia, nato e cresciuto in Italia, come uno di loro».
Così scrive Hubert Houben, docente di Storia medievale nell'Università del Salento a Lecce, e membro del Consiglio scientifico dell'Istituto Storico Germanico di Roma, introducendo il suo saggio Federico II pubblicato dal Mulino.
Il volume traccia un profilo sintetico quanto informato dell'imperatore normanno-svevo Federico II (1194-1250), una delle figure più discusse del Medioevo europeo. La prima parte è dedicata alla storia politica di Federico, segnata dalla lotta con il Papato e i Comuni; la seconda si occupa dell'uomo, della sua sfera famigliare, dei suoi interessi filosofici e scientifici, e del suo entourage, di cui facevano parte anche studiosi ebraici e arabi; la terza segue la formazione del mito di Federico attraverso i secoli fino ai giorni nostri.
«Da sempre – annota ancora Hubert Houben – Federico è stato oggetto di vivaci discussioni. Il suo forte impegno nel sud è stato visto come una negligenza nei confronti della Germania; 1'aspro e prolungato conflitto che lo oppose alle città dell'Italia settentrionale e al papato è stato interpretato come una delle cause della successiva decadenza dell'impero. Inoltre, a nord delle Alpi non sempre furono correttamente compresi i tratti orientaleggianti della sua rappresentazione del potere».
Pur essendo un uomo del suo tempo e non, come volle dirlo un grande storico dell'Ottocento, «il primo uomo moderno sul trono», Federico II con i suoi interessi multi-culturali e il suo tentativo di dialogo con il mondo arabo-musulmano, insoliti per un imperatore medievale, affascina ancora oggi e sembra indicare una strada di tolleranza per superare conflitti che potrebbero degenerare a donno di tutti.


Attilio Mazza