Nella voce per l'Encyclopédie, Voltaire, discutendo dell’idea di grazie, «aveva spostato l'attenzione verso il grazioso, dicendo che la grazia non indicava solamente ciò che piace, ma ciò che piace leziosamente. Ne dava una ragione storica: ai suoi occhi Venere, dea della bellezza, appare sempre, nell'immaginazione dei greci, in compagnia delle Grazie che ispirano nella figura, nel portamento, nel sorriso sentimenti di dolcezza e di fascino misterioso. La grazia si dispone al di là della giusta proporzione, della bellezza architettonica perché ispira un incanto tutto speciale. A giudizio del filosofo il vezzoso e il piccolo sono decisamente più inclini alla grazia rispetto alle cose grandi e maestose. Inoltre non è sempre detto che l'opposto della grazia - l'aspro, il selvaggio, l'arido - costituisca di per sé un valore antiestetico[…] Un'opera può essere priva di grazia e soavità, ma non per questo apparire sgradevole. Anche le cose spaventose, se ritratte dal genio di un artista, possono produrre piacevoli contrasti. Esiste una grazia della pittura, della scultura, come della dizione e dell'eloquenza».
Così scrive Raffaele Milani, docente di Estetica nell'Università di Bologna, introducendo il suo saggio edito dal Mulino, I volti della grazia. Alla grazia si può pensare lungo la storia come a un sorprendente congegno dell'immaginazione e dell'arte, un insieme di dispositivi retorici, compositivi, concettuali, mentali, sentimentali, emozionali, un apparato di iconologie e di atteggiamenti culturali. Omero e i lirici greci la intesero come potere d'incanto della poesia. Poi la grazia predominò nel Medioevo nell'accezione religiosa del termine. Divenne, quindi, nella stagione rinascimentale e, ancor di più, nel Settecento l'oggetto di una riflessione assai più ampia. Con la svolta del modernismo e del postmodernismo la nozione di grazia perse rilevanza, pur restando uno dei fondamenti del nostro modo di sentire e di conoscere.
Muovendosi tra mito, filosofia e genio delle arti, Raffaele Milani illustra una fra le più importanti categorie estetiche ricomponendone i molteplici volti in un disegno grande e armonioso.
Attilio Mazza