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Salvatore Settis, Paesaggio, Costituzione, cemento, Einaudi, 328 pagine, € 19

A cura di Attilio Mazza


Gian Antonio Stella, recensendo sul «Corriere della Sera» il libro di Salvatore Settis, Paesaggio, Costituzione, cemento, pubblicato da Einaudi, scrive che l’incubo «d'una Italia sdoppiata, quella che vogliamo ancora immaginarci e quella che sta diventando nella realtà, ti assale pagina dopo pagina leggendo l'ultimo libro di Salvatore Settis, archeologo, direttore fino a un mese fa della Scuola Normale di Pisa, già a capo del Getty Center di Los Angeles e presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali (dal quale si dimise in polemica con Sandro Bondi) e oggi, fra le tante altre cose, docente al Prado e presidente del comitato scientifico del Louvre». E’ un libro che «gela il sangue a chiunque ami questo nostro Paese».
I danni al paesaggio ci colpiscono tutti, come individui e come collettività. Uccidono la memoria storica, feriscono la nostra salute fisica e mentale, offendono i diritti delle generazioni future. L'ambiente è devastato impunemente ogni giorno, il pubblico interesse calpestato per il profitto di pochi. Le leggi che dovrebbero proteggerci sono dominate da un paralizzante “fuoco amico” fra poteri pubblici, dai conflitti di competenza fra Stato e Regioni. Ma in questo labirinto è necessario trovare la strada: perché l'apatia dei cittadini è la migliore alleata dei predatori senza scrupoli.
È necessario un nuovo discorso sul paesaggio, che analizzi le radici etiche e giuridiche della tradizione italiana di tutela, ma anche le ragioni del suo logoramento. Per non farci sentire fuori luogo nello spazio in cui viviamo, ma capaci di reagire al saccheggio del territorio facendo mente locale. La qualità del paesaggio e dell'ambiente non è un lusso, è una necessità, è il miglior investimento sul nostro futuro. Non può essere svenduta a nessun prezzo. Contro la colpevole inerzia di troppi politici, è necessaria una forte azione popolare che rimetta sul tappeto il tema del bene comune come fondamento della democrazia, della libertà, della legalità, dell'uguaglianza. Per rivendicare la priorità del pubblico interesse, i legami di solidarietà che sono il cuore e il lievito della nostra Costituzione.
Tanto più, scrive ancora Stella che la Costituzione «consacrò la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio al più alto grado, ponendola fra i principî fondamentali dello Stato». Anzi, come ricorda Carlo Azeglio Ciampi, quello è «l'articolo più originale della nostra Costituzione». E ci ricorda che «sviluppo, ricerca, cultura, patrimonio, formano un tutto inscindibile».