CULTURA - A cura di Paola Bonfadini

Tutti i diritti riservati


E se incontri un mostro lunare viola?
Assurdo universo di Fredric Brown

Ti svegli la mattina. Stai bene. Ti chiami Keith Winton, hai "ben" trent'anni e sei il redattore capo della famosa rivista di science-fiction "Storie sorprendenti".
Il tuo capo, il signor Borden, ti invita nella casa di campagna e stai tran-quillamente sorseggiando una bevanda, seduto nell'ampia veranda. Pensi alla donna amata, la giovane Betty Hadley, direttrice di un'altra rivista Borden, "Perfette storie d'amore".
È il 10 giugno 1954: la sera stessa scienziati statunitensi inviano il primo missile sulla Luna.
All'improvviso una luce accecante. Pochi attimi eterni. Ti risvegli. Il paesaggio intorno è eguale, eppure diverso. La veranda c'è, ma le dimore intorno sono differenti. Vai a piedi al paese vicino, Greenville. Vai al bar e chiedi una bibita. Strano: il barista domanda "crediti" e non dollari. Prendi dalla tasca della giacca una moneta e il proprietario, sorpreso ed estasiato, paga mille crediti.
Immediatamente s'apre la porta del locale. Entra un ospite. Terrore. Un enorme mostro, viola di scaglie e di peli, alto due metri e mezzo e con denti acuminati lunghi cinque centimetri punta l'arma contro di te. La creatura ti si avventa, incitata dal barista che grida: «È una spia, un arturiano! Prendilo, lunare, uccidilo!» (p. 35).
E tu scappi, corri a perdifiato nella notte tanto normale quanto assurda.
Così incomincia Assurdo universo di Fredric Brown (1906-1972), celebre scrittore americano di racconti, romanzi fantascientifici e polizieschi. Il protagonista, il giovane Keith Winton, si trova suo malgrado, a causa del guasto al razzo terrestre, catapultato in una delle possibili Terre delle innumerevoli dimensioni alternative.
Il personaggio, perciò, deve sopravvivere sul pianeta vecchio e nuovo nel contempo. Qui, nel 1904, viene scoperta una speciale energia grazie ad esperimenti casuali su d'una macchina per cucire. L'umanità può percorrere distanze interplanetarie in pochi attimi. La Luna presenta atmosfera respirabile ed è abitata da mastodonti viola, i Lunari, usati come operai dagli Umani.Ma un pericolo oscuro incombe: misteriosi ed orripilanti nemici insettoidi (BEM), provenienti dalla costellazione di Arturo, minacciano. Solo la "totalnebbia", nebbia artificiale impenetrabile per le tecnologie aliene, e l'armata terrestre comandata dal giovane eroe Doppelle ci difendono.
Il nostro eroe, all'inizio disorientato, impara a muoversi nel Nuovo Mondo bizzarro. Si  guadagna da vivere, entra in contatto con una sfera telepate di nome Mekky e raggiunge, presso gli anelli di Saturno, la flotta di difesa.
L'aiuto del giovane sarà determinante per sconfiggere gli invasori con un'invenzione della "vecchia" Terra.
Keith riuscirà a ritornare nel mondo originario, ma migliorato dalla tenacia e dal "pensare positivo" dell'individuo.
La storia è davvero avvincente, la traduzione italiana  di Andria Mandrini godibile, la narrazione è pervasa dal sottile umorismo per sdrammatizzare i momenti di maggior tensione.
Dalla lettura, inoltre, sembra di cogliere alcune idee-guida dell'autore. Keith, ad esempio, è simbolo di chi non si lascia abbattere dalle difficoltà e, in un ambiente ostile, novello Robinson Crusoe, reagisce con tenacia e un pizzico di fortuna. Egli, di fronte all'ignoto, non si abbatte: ad esempio, impara a guidare un'astronave, va sulla Luna. Al ritorno, con l'esperienza accumulata, migliora notevolmente l'esistenza.
Interessante è, quindi, la spiegazione che Brown dà dei mondi alternativi, agli albori della fisica quantistica, attraverso le parole della sonda meccanica e telepate Mekky, vero deus ex machina della storia: «È chiaro, ti riesce difficile capire. L'infinito non è una cosa che si possa veramente concepire: ma esiste un numero infinito di universi» (passim p. 224). Infatti «la dimensione non è un particolare attributo di un universo, valido soltanto in quel particolare universo. Da qualunque altro punto di vista un universo (esso stesso una infinità di spazio), non è che un punto senza dimensioni. C'è un'infinita di punti sulla capocchia di uno spillo quanti in un universo infinito, oppure in un'infinità di universi infiniti. E l'infinito elevato a una potenza infinita è ancora soltanto infinito. Capisci?». Il meccanismo aggiunge: «Abbiamo un numero infinito di universi coesistenti. In questo numero sono compresi il mio universo e quello da cui provieni, ugualmente reali e ugualmente veri. Ma tu, Keith Winton, riesci a capire cosa voglia dire "infinità degli universi"? Significa che ogni universo concepibile esiste. C'è, per esempio un universo in cui ora si svolge questa stessa scena, con la sola eccezione che tu, o il tuo equivalente, porti scarpe marrone invece di scarpe nere. C'è un numero infinito di variazioni dei caratteri variabili, per cui un altro caso avrai una graffiatura in un dito, e in un altro corna purpuree» (passim p. 224).
Ancora proclama Mekky: «Naturalmente c'è un numero infinito di universi in cui non esistiamo affatto, vale a dire non esistono creature simili a noi, anzi la razza umana non esiste. Ci sono infiniti universi in cui i fiori sono la forma dominante, oppure non si è mai sviluppata né mai si svilupperà alcuna forma di vita. E infiniti universi in cui le fasi dell'esistenza sono tali che non abbiamo parole né pensieri per descriverle o immaginarle. Tutte le possibili combinazioni devono esistere nell'infinito» (p. 225).
Al sorpreso giovanotto, dunque, svela: "Niente succede per caso… [Questo] è l'unico degli infiniti mondi possibili che coincidesse esattamente con i tuoi pensieri al momento del lampo" (p. 225).

Per saperne di più

FREDRIC BROWN, Assurdo universo, Mondadori, Milano 2004.