CULTURA - A cura di Paola Bonfadini

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TAPPA 103
Motori ad “ultraluce” e altre invenzioni:
Nemesis di Isaac Asimov
di Paola Bonfadini

C’è un altro Sole a due anni luce dalla Terra: Nemesis. Essa è “ la Stella Vicina ”che la colonia spaziale terrestre Rotor vuole raggiungere. Il Sistema Solare, infatti, è troppo popolato e la storia umana è soltanto un’ininterrotta catena secolare di guerre, carestie, malattie. Bisogna, perciò, fuggire e costruire una nuova società più giusta, ordinata ed equilibrata. Questo è il compito che il responsabile di Rotor, il commissario Janus Pitt, si propone: con l’aiuto della brava astronoma Eugenia Insigna e grazie all’innovativa energia ad “iperassistenza” l’uomo concretizzerà l’ambizioso progetto (ISAAC ASIMOV, Nemesis, traduzione di Piero Anselmi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990). La colonia, dopo circa due anni, trova un pianeta, chiamato poi Megas, e un satellite inabitato di nome Eritro capaci di ruotare intorno ad una stella, una “nana rossa” “battezzata” Nemesis. In quattordici anni, quindi, Pitt con forza e decisione plasma una comunità stabile lontana dai mali antichi: “Pitt non sognava conquiste universali, non sognava conquiste di alcun genere. Voleva semplicemente un’isola di tranquillità e sicurezza in previsione dei giorni in cui la Galassia sarebbe stata in preda del caos e ai conflitti a causa delle ambizioni contrastanti dell’umanità.” (9 – Eritro, Cap. XVI, in ISAAC ASIMOV, op. cit. 1990, p. 74). Ma il periodo di pace dura poco. Oscure minacce mettono in pericolo il pianeta d’origine e la colonia ribelle. I Terrestri, per merito della fisica Tessa Anita Wendel, proveniente dalla colonia di Adelia, e dell’agente segreto Crile Fisher, creano l’innovativo motore a “ultraluce” e raggiungono il mondo misterioso per cercare una soluzione. Sarà, infine, sul pianeta Eritro, mediante le eccezionali capacità mentali di Marlene, figlia quindicenne di Eugenia e Crile, che vari contatti con una creatura aliena permetteranno di salvare la Terra e Rotor oltre che favorire i viaggi interstellari. E il sogno “isolazionista” di Pitt, contrastato pure da Siever Genarr, responsabile della colonia scientifica insediata sull’ambiente straniero, fallirà miseramente. La trama riassunta colloca il romanzo Nemesis di Isaac Asimov non nel ciclo della Fondazione né in quella dei Robot e l’impero. Il testo del celebre e apprezzato scienziato e scrittore di fantascienza è, invece, a sé e le vicende narrate si sviluppano in tempi e luoghi diversi intorno al 2237. Manca, però, nonostante la scorrevolezza e la comprensibilità narrativa, quel “sense of wonder”, ossia la tipica atmosfera che intriga e coinvolge, presente, però, in altre opere dello scrittore. I personaggi, inoltre, non hanno un’approfondita caratterizzazione emotiva e psicologica e l’elemento alieno, la forma protocellulare di Eritro, non suscita grande sorpresa. Elementi efficaci nel libro sono, comunque, presenti. L’autore, ad esempio, fa sì che il “deus ex machina” delle complesse situazioni sia costituito da donne: l’intelligente astronoma Eugenia Insigna, madre di Marlene e scopritrice della stella Nemesis; Tessa, artefice del motore a “ultraluce”; Marlene, ragazzina emarginata e sola, ma dotata di straordinarie capacità intuitive, fondamentali per comunicare con la creatura extraterrestre. E qualche frase disseminata qua e là nel volume delinea l’Asimov-pensiero, cioè la visione dell’autore sul mondo e sulla storia: “Ogni punto di vista può avere delle ottime ragioni alla base. Se uno è in grado di afferrare quelle ragioni in fretta, e di presentarle in modo convincente, può convincere chiunque a fare qualsiasi cosa. E questo è pericoloso.” (7 – Distruzione, Cap. XIII, in ISAAC ASIMOV, op. cit. 1990, p. 59); “Un cambiamento di ambiente è una vacanza anche se si continua a lavorare.” (13 – Cupola, Cap. XXIII, in ISAAC ASIMOV, op. cit. 1990, p. 104); “Ho sempre preferito il cervello alla bellezza delle donne.” (17 – Al sicuro, Cap. XXVI, in ISAAC ASIMOV, op. cit. 1990, p. 151); “Il fatto è che i vecchi pensano sempre che i giovani in realtà non sappiano nulla dell’amore; e i giovani pensano che i vecchi l’abbiano dimenticato; e sai, si sbagliano entrambi.” (19 – Permanenza, Cap. 40, in ISAAC ASIMOV, op. cit. 1990, p. 165). Il razzismo fa capolino persino nelle avveniristiche colonie spaziali: “I simili di uniscono ai propri simili, perché odiano e disprezzano i diversi.” (12 – Rabbia, Cap. XXI, in ISAAC ASIMOV, op. cit. 1990, p. 99). E l’amara conclusione della vicenda spetta a Janus Pitt: “Pitt serrò i pugni, furioso… e disperato. Perché sapeva che l’umanità sarebbe passata di stella in stella con la stessa facilità con cui era passata da un continente all’altro, e ancor prima da una regione all’altra. Fine dell’isolamento, fine degli esperimenti autonomi. Il suo grande esperimento era stato scoperto, e rovinato. La stessa anarchia, la stessa degenerazione, lo stesso modo di pensare avventato e miope, le stesse disparità culturali e sociali avrebbero continuato a prevalere… a livello galattico! Cosa ci sarebbe stato adesso? Imperi galattici? Tutti i peccati e le follie di un mondo estesi a milioni di mondi? Tutte le avversità, le difficoltà orribilmente ingrandite? Chi sarebbe riuscito a capire una galassia, dal momento che nessuno era mai riuscito a capire nemmeno un mondo? Chi avrebbe imparato a interpretare le tendenze e a prevedere il futuro in una galassia brulicante di umanità? La nemesis [vendetta] era proprio arrivata.” (Epilogo, in ISAAC ASIMOV, op. cit. 1990, p. 357).

Per saperne di più
ISAAC ASIMOV, Nemesis, traduzione di Piero Anselmi,
Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990.