Il pianeta di Paola Bonfadini

CINQUANTASEIESIMA TAPPA


“Non lasciatevi prendere dal panico”:

Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams


Ah… quanti problemi dà la vita sulla Terra!

Ti svegli, se ti svegli, e devi andare al lavoro, se ce l’hai, magari alzandoti presto al mattino e pronto (si fa per dire) ad affrontare il capufficio che “rompe”, i colleghi che “rompono”, i clienti o gli allievi che “rompono” e così via. E che dire del mutuo da pagare, del traffico, dei pargoli che strillano, del partner che non ti capisce, dell’ex che non ti passa gli alimenti… Poi le prime rughe, i primi capelli bianchi, la cellulite, se sei una “lei”, la “pancetta”, se sei un lui… Per non parlare dei grandi problemi mondiali di sempre!

Viene da chiedersi: «Perché vivere in questo “oscuro atomo di male” che è la Terra »?

Niente paura, a tutto c’è rimedio: ci pensano i Vogon, popolazione aliena proprietaria di una delle più importanti compagnie di demolizione galattica di pianeti. Elimeranno tutti i problemi del nostro “sostanzialmente innocuo” pianeta, distruggendolo in pochi secondi!

Al suo posto, una scintillante tangenziale stellare che risolverà in pochi secondi i grandi intasamenti del traffico intergalattico, in nome di una sana razionalizzazione “astrostradale”.

Arthur Dent, stralunato e sorpreso superstite di tali “lavori in corso” siderali, salvato dall’amico Ford Perfect, abitante di un oscuro pianeta vicino a Betelgeuse e collaboratore free-lance della celeberrima Guida galattica per gli autostoppisti, vivrà sorprendenti e surreali avventure a zonzo per la galassia, in compagnia di strampalati amici.

Questa in sintesi la trama di uno dei capolavori della cosiddetta letteratura di fantascienza spiritosa, l’omonimo romanzo pubblicato nel 1979 dallo scrittore inglese Douglas Noel Adams (1952-2001), brillante critico e sceneggiatore radiofonico, autore di una serie di volumi divertenti e caustici, che ricordano il tipico umorismo inglese secondo lo stile dei comici “Monty Pynthon”. Al testo citato, seguiranno, infatti, Ristorante al termine dell’universo (1980), La vita, l’universo e tutto quanto (1982), Addio e grazie per tutto il pesce (1984), pubblicati di recente negli Oscar Mondadori.

La prima edizione del romanzo compare, in realtà, nella famosa collana Urania nel 1980 e rappresenta fin da quel tempo un piacevolissimo esempio di come si può fare dell’intrattenimento intelligente con la letteratura “dell’immaginario”.



Copertina dell’edizione Urania Mondadori del 1980

L’opera diviene, così, una parodia di tutti i più noti luoghi comuni o stereotipi del genere: il “traduttore universale” di trekkeriana memoria si trasforma in un pesciolino giallo alieno il quale, inserito nell’orecchio, permette di digerire le onde sonore e di modificarle in suoni comprensibili a tutti; i  “motori al plasma o bioneurali” divengono il fantomatico e stupefacente “Motore a Improbabilità Infinita”, tecnologia che non sai mai in quale parte della galassia ti può portare e in che forma ti possa trasformare.

Altro che “balzi iperspaziali”!

Ovviamente, come si rispetti in una storia illuministica settecentesca, tipo I viaggi di Gulliver o i comptes philosophiques alla Candide o Micromégas di Voltaire, c’è spazio per deridere il delirio di onnipotenza e i pregiudizi razziali tipicamente umani. Del resto, noi Terrestri eravamo convinti di essere la razza più intelligente, quando, invece, al secondo posto davanti a noi c’erano i delfini e, al primo, i potentissimi esseri trandimensionali chiamati “topi”.

Dimenticavo, inoltre, di informare che Artur e Ford, dopo essersi salvati come clandestini su di una nave Vogon ed aver sopportato la terribili poesie del comandante, vengono condannati a morire nello spazio, ma si salvano per le conseguenze dell’improbabilità che dominano l’universo. Sono ospitati, perciò, su di un veivolo spaziale, Il Cuore d’Oro, rubato dal Presidente Galattico Zaphod Beeblebrox e guidato da un’abile pilota terrestre, Tricia McMillian “Trillian”, ex-fiamma del protagonista. I nostri eroi, insieme al malinconico e depresso robot Marvin, parodia di tutti i robot asimoviani, vagheranno nella galassia alla ricerca del supercomputer in grado di rispondere alla domanda fondamentale che nessuno conosce. Dopo buffe peripezie, la novella “Compagnia dell’Anello” fantascientica troverà il leggendario pianeta proibito, Magrathea, specializzato nella fabbricazione di mondi per tutti i gusti e per tutte le tasche.

Si scopre, quindi, che dietro alla distruzione della Terra, c’è la longa manus (anzi, zampa) dei topi e…

E “tutto è bene quel che finisce bene”: nessuna uccisione, qualche compromesso, qualche consolazione: i nostri eroi continueranno a vagare allegramente senza meta con lo scopo di aggiornare la Guida , spesso per soldi e spirito di avventura, in chiaro contrasto con l’ideologia alla Roddenberry, il mitico ideatore della serie televisiva Star Trek.

Consultando il volume, allora, non si può che concludere che “la storia di tutte le maggiori civiltà galattiche tende a traversare tre fasi distinte e ben riconoscibili, ovvero le fasi della Sopravvivenza, della Riflessione e della Decadenza, altrimenti dette fasi del Come, del Perché e del Dove. La prima fase, per esempio, è caratterizzata dalla domanda Come facciamo a procurarci da mangiare?, la seconda dalla domanda Perché mangiamo? E la terza dalla domanda In quale ristorante pranziamo oggi?”

I nostri amici, dunque, decidono di andare a mangiarsi un boccone nello “snack Ai Confini del Cosmo”, che “è giusto da queste parti” (p. 156).

Per saperne di più

DOUGLAS ADAMS, Guida galattica per gli autostoppisti, Urania, Mondadori 1980.